La nostra soddisfazione non è appena per il fatto che vi sono le risorse sufficienti a coprirlo, ma soprattutto perché non è stato intaccato forse lesempio più concreto dellapplicazione del principio di sussidiarietà.
Non ci hanno stupito le reazioni del terzo settore, dei media e delle tante persone che quotidianamente incontriamo. Il cinque per mille ha solo quattro anni, ma è già adulto e vale ora la pena ricordare a noi stessi e ai lettori de IlSussidiario.net il perché.
Non è fuori luogo affermare che si tratta di una applicazione corretta del principio di sussidiarietà (orizzontale!) perché troviamo nellistituto tutti gli ingredienti necessari: il ruolo dello stato regolatore e non gestore; la libertà di scelta, la responsabilità degli enti, il sostegno non clientelare ma dettato da un giudizio di qualità, la capillarità e il legame con il territorio.
Andiamo con ordine.
Il ruolo dello stato: per decenni il sostegno al terzo settore, al volontariato in genere è stato gestito dallo stato, anche nelle sue declinazioni territoriali, o come tentativo disperato di esternalizzare servizi pubblici con risparmio per la PA o come una matematica divisione dei fondi a disposizione tra gli enti presenti sul territorio. Raramente (non vuol dire mai, ma poche volte) chi governa arriva a valutare la qualità delloperato di alcune realtà sul territorio.