Per la sinistra è una piccola tragedia, paragonabile alla caduta di Bologna del 99, che vide la vittoria di Giorgio Guazzaloca. Cade una roccaforte rossa, ma anche lultimo presidio della sinistra in Lombardia, a un anno dalle provinciali e a pochi giorni dal risultato delle regionali che, in pratica, ha spazzato via il centrosinistra dal Nord.
Non è servita, alla vigilia del ballottaggio, la tardiva discesa in campo di Bersani e DAlema (era previsto anche Fassino, ma, contrariamente a quanto si legge sui giornali, non si è visto, bloccato da uninfluenza primaverile). Qualcuno in città dice addirittura che questa toccata e fuga abbia solo confermato la paura del tracollo e abbia indispettito i mantovani, poco inclini a facili entusiasmi. Di certo non ha scosso la base e non è riuscita a far tornare la voglia di votare il sindaco uscente, Fiorenza Brioni.
Alla Lunetta, quartiere dormitorio fin dagli anni Sessanta e satellite periferico della città rossa, lunedì non ci sono stati i caroselli dei leghisti e dei pidiellini, ma nemmeno le campane a morto e le bandiere con la falce e martello a mezzasta. La gente continua, come prima, ad affrontare le sfide di ogni giorno e sembra lontana dalle vecchie appartenenze ideologiche di qualche decennio fa.
Secondo Fabio Grossi, operaio nel settore edile, 58 anni e tre figli ormai grandi, è «proprio in quartieri come questo che la sinistra da anni costruisce la sua sconfitta». Ha il tono di chi la politica la vive in prima persona da tempo, nonostante una crescente disaffezione: «A casa conservo ancora le tessere del Pci, dei Ds e quella del Partito Democratico, ma, nonostante la simpatia umana, questa volta non ce lho fatta a votare per il partito di Bersani. Al segretario però un consiglio glielo do: se pensava di salvare Mantova con il porta a porta di settimana scorsa si è sbagliato di grosso. Secondo me gli farebbe bene, invece, tornare adesso, a Lunetta, non tanto per inseguire la Lega o per far credere che la sinistra abbia perso la puzza sotto il naso. Dovrebbe venire con i suoi collaboratori per studiare e tirar fuori nuove idee».