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Bresciaoggi 17 giugno 2010
 
Si è chiuso un 2009 nero per le imprese e i lavoratori. E il 2010 non promette niente di meglio. I dati di bilancio di 283 aziende bresciane manifatturiere e di servizi dicono che il fatturato è calato del 33 per cento, finito persino sotto i livelli del 2007. Che la loro esposizione nei confronti delle banche aumenta e nello stesso tempo peggiora fortemente la capacità di rientrare dal debito. I dati di Cristian Carini, giovane ricercatore del dipartimento di Economia aziendale della Statale parlano chiaro. Il segretario Cisl Renato Zaltieri aggiunge che nel periodo gennaio-maggio di quest’anno le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria sono arrivare a 30 milioni di ore (6 milioni al mese) contro i 17.4 scarsi dello stesso periodo 2009, con un aumento del 73 per cento. E il trend è sempre in crescita. Nello scorso aprile le ore di Cig sono state 4,5 milioni, in maggio sono passate a 5.8 con un più 28 per cento.
Su questo panorama a tinte fosche cade la domanda di Mcl (Movimento cristiano dei lavoratori): «A chi gioverà uno sviluppo economico accompagnato da disoccupazione? Ha senso una crescita economica che non metta al centro l lavoro e con esso la promozione della persona?». E ieri pomeriggio il presidente del Movimento Luca Pezzoli ha chiesto risposte al presidente di Confartigianato Eugenio Massetti, al consigliere regionale Pdl Mauro Parolini, agli stessi Zaltieri e Carini, nel convegno sul tema «Economia e sviluppo economico nel territorio bresciano a un bivio?».
I DATI di Carini sono parziali, ma significativi. Il fatturato è sceso in un anno da 4,2 a 2,8 miliardi di euro, accompagnato da un uguale crollo del valore aggiunto. A fronte di ciò le imprese, molte piccole e piccolissime, hanno ridotto solo del 6 per cento le spese per il personale. Segno che non hanno licenziato – osserva il ricercatore – anche se il costo del personale rispetto al valore aggiunto è passato dal 46 all’81 per cento come a dire che tutto l’utile va per le paghe». Nello stesso tempo la capacità di rimborsare i debiti è calata dell’80 per cento, e il margine operativo finito con il segno meno dice che si lavora in perdita.
Zaltieri non nasconde che «per un po’ di anni bisognerà fare i conti con una disoccupazione elevata». Già oggi – dice – i lombardi senza lavoro sono il 20 per cento e la cifra segnala «una vera emergenza che riguarda soprattutto i giovani e i 50enni». La sua risposta è «guadagnare meno per lavorare tutti», e cita il caso dei mille giovani di Banca Intesa che, pur di lavorare, hanno accettato un calo del 20 per cento dello stipendio. «Per consentire alle imprese di restare in Italia e competere sul mercato globale bisogna pagare un prezzo – sottolinea -, non ledere i diritti dei lavoratori».
Massetti rilancia con il nuovo apprendistato in azienda e con la disponibilità delle imprese artigiane in crisi di manodopera a formare i giovani, «a patto che siano davvero disposti a imparare un mestiere». La «libertà di fare impresa» lanciata dal Governo dovrebbe giovare, ma alla politica Massetti chiede di fare la sua parte fino in fondo per dare nuove possibilità ai giovani. Con il sindacato le divergenze ci sono, va da sé, tant’è che Zaltieri invoca la riforma degli ammortizzatori sociali subito «per far pagare i contributi Cig anche alle piccole imprese ora esenti». Tuttavia, nell’emergenza Massetti rinnova la disponibilità degli artigiani a discutere «per fare insieme qualcosa di buono».
Ma le risposte sono attese soprattutto dalla politica, nell’occasione rappresentata da Parolini. E il consigliere, nel solco della sussidiarietà che gli è cara, mette l’accento sul «recupero della fiducia nella società e nell’economia». Una Pubblica amministrazione «non deve solo controllare – dice -, ma agevolare chi svolge un ruolo utile a tutti, aiutare le imprese a crescere, e per questi scopi deve rendere più efficiente la sua macchina».