Ancor oggi domina unidea di uomo negativa, quella del paradigma hobbesiano, per cui luomo ha bisogno dello Stato, del contratto sociale per tenere sotto controllo la sua negatività. Il soggetto dello sviluppo e dellaffermazione del bene diventa lo Stato e tutto ciò che non è Stato è accusato, quanto meno, di parzialità disgregante. Perciò, anche se nella storia le scuole, le università, gli ospedali, le opere di assistenza, le banche sono nate dalliniziativa di persone singole o associate per un fine di utilità pubblica, si pensa che debbano essere gestite dallo Stato. Analogamente, nonostante i disastri della crisi finanziaria globale, per ciò che concerne il mercato va per la maggiore una certa lettura di Adam Smith, secondo cui legoismo dei singoli che tendono ad un profitto per se stesso, meccanicamente e quasi magicamente, attraverso una mano invisibile, dovrebbe portare al maggior benessere per tutti.
La cultura cristiana, che ha informato tutta la civiltà occidentale e il suo sviluppo, si fonda invece sullidea che ogni singolo uomo valga più di tutto luniverso e non sia riducibile ad alcuna organizzazione sociale e politica. Luigi Giussani nel 1987, intervenendo al convegno della Dc lombarda, ne ricordò la ragione: la natura di ogni uomo è costituita da un desiderio di verità, di giustizia, di bellezza, espressione del suo rapporto con l’infinito. Proprio in forza del dilatarsi di questo desiderio, luomo «si mette a cercare il lavoro, a cercare la donna, si mette a cercare una poltrona più comoda e un alloggio più decente, si interessa a come mai taluni hanno e altri non hanno, si interessa a come mai certi sono trattati in un modo e lui no».