Bresciaoggi 10 luglio 2011
Spezzoni di cronaca. A Napoli cumuli di rifiuti sono ancora nelle strade. La ricerca di una realistica soluzione del problema ha ceduto come al solito il passo allo scarico di responsabilità. Intanto la Grecia vara il piano di austerità, mentre a preoccupare ora è la Spagna. E il rischio di un contagio per l’Italia continua a essere un brutto sogno. Dalle coste del nord Africa continuano gli sbarchi di profughi. Mentre in Libia si combatte una guerra senza una chiara prospettiva sul futuro, da noi ci si divide sul numero delle persone da accogliere. Cronache e notizie che sui giornali si mescolano a pagine di intercettazioni telefoniche pubblicate in barba al segreto istruttorio e al rispetto dei più elementari diritti umani. Conversazioni quasi sempre prive di rilevanza penale ma che diventano armi improprie della lotta per il potere. Cronache e notizie che in tv, specie in quella pubblica pagata col canone, si perdono in un chiacchiericcio che spegne sul nascere ogni tentativo di far emergere i connotati più autentici della realtà.
Ne esce il quadro di un Paese confuso, preda di un clima di emotività spesso alimentata ad arte, come dimostra la vicenda dei referendum, qualunque sia il giudizio di merito sul contenuto dei quesiti. Un’epoca che ha fatto dell’esaltazione della razionalità il suo vanto ha affidato i temi referendari a cantanti, comici e ballerine, oscurando il punto di vista dei tecnici della materia. E l’Europa non se la passa meglio. Abbiamo un’Unione Europea che si presenta sempre più come un’architettura non compiuta lontana dal progetto coraggioso dei suoi padri fondatori, con un evidente deficit democratico e un’incerta capacità operativa. Basti pensare alla totale assenza di idee convincenti davanti a un fenomeno epocale come l’immigrazione. La sensazione è quella di società rassegnate a un destino irreversibile anche se la nostra storia ci ha visto affrontare in passato condizioni molto più dure e altrettanto complesse di quelle attuali. Ciò che oggi è seriamente preoccupante è la mancanza di speranza che si respira, l’incapacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo. È illuminante la frase di Teilhard de Chardin che ho trovato rileggendo un intervento di don Giussani al Meeting di Rimini del 1985: «Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale che è la perdita del gusto di vivere».
In tale panorama non mancano fatti confortanti. Ne ricordo due per la loro rilevanza sul piano della nostra credibilità internazionale. Il prezioso lavoro del ministro Giulio Tremonti e la nomina di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea. Sono un segno per l’Italia, un invito a riscoprire il meglio della nostra storia fatta di passione ideale, di dedizione, di una positività che è nelle sue radici.
Siamo prossimi alle vacanze estive e mi è stato insegnato che nel tempo libero viene fuori la vera natura di ognuno. È anche un’occasione privilegiata per ricominciare, riflettendo sul perché la vita vale la pena di essere vissuta. Le buone letture possono aiutare molto come fa Rainer Maria Rilke nel libro «Lettera a un giovane poeta» dove ricorda: «Utilizzate, per esprimervi, le cose che vi circondano, le immagini dei vostri sogni, gli oggetti dei vostri ricordi. Se la vostra giornata vi sembra povera, non accusatela. Accusate voi stesso di non essere abbastanza poeta per chiamare a voi le sue ricchezze. Per il creatore niente è povero, non esistono dei luoghi poveri, indifferenti. Un’opera d’arte è buona quando nasce da una necessità»
Ne esce il quadro di un Paese confuso, preda di un clima di emotività spesso alimentata ad arte, come dimostra la vicenda dei referendum, qualunque sia il giudizio di merito sul contenuto dei quesiti. Un’epoca che ha fatto dell’esaltazione della razionalità il suo vanto ha affidato i temi referendari a cantanti, comici e ballerine, oscurando il punto di vista dei tecnici della materia. E l’Europa non se la passa meglio. Abbiamo un’Unione Europea che si presenta sempre più come un’architettura non compiuta lontana dal progetto coraggioso dei suoi padri fondatori, con un evidente deficit democratico e un’incerta capacità operativa. Basti pensare alla totale assenza di idee convincenti davanti a un fenomeno epocale come l’immigrazione. La sensazione è quella di società rassegnate a un destino irreversibile anche se la nostra storia ci ha visto affrontare in passato condizioni molto più dure e altrettanto complesse di quelle attuali. Ciò che oggi è seriamente preoccupante è la mancanza di speranza che si respira, l’incapacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo. È illuminante la frase di Teilhard de Chardin che ho trovato rileggendo un intervento di don Giussani al Meeting di Rimini del 1985: «Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale che è la perdita del gusto di vivere».
In tale panorama non mancano fatti confortanti. Ne ricordo due per la loro rilevanza sul piano della nostra credibilità internazionale. Il prezioso lavoro del ministro Giulio Tremonti e la nomina di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea. Sono un segno per l’Italia, un invito a riscoprire il meglio della nostra storia fatta di passione ideale, di dedizione, di una positività che è nelle sue radici.
Siamo prossimi alle vacanze estive e mi è stato insegnato che nel tempo libero viene fuori la vera natura di ognuno. È anche un’occasione privilegiata per ricominciare, riflettendo sul perché la vita vale la pena di essere vissuta. Le buone letture possono aiutare molto come fa Rainer Maria Rilke nel libro «Lettera a un giovane poeta» dove ricorda: «Utilizzate, per esprimervi, le cose che vi circondano, le immagini dei vostri sogni, gli oggetti dei vostri ricordi. Se la vostra giornata vi sembra povera, non accusatela. Accusate voi stesso di non essere abbastanza poeta per chiamare a voi le sue ricchezze. Per il creatore niente è povero, non esistono dei luoghi poveri, indifferenti. Un’opera d’arte è buona quando nasce da una necessità»