Bresciaoggi 23 settembre 2011
C’è una novità di rilievo per chi pratica la caccia ai migratori da appostamento.
Si tratta del via libera dal Consiglio regionale con 51 voti a favore, 13 contrari e 2 astenuti, al provvedimento che consente ai cacciatori, durante la stagione venatoria, l’utilizzo di richiami vivi della stessa specie, purchè provengano da allevamenti in cattività, o siano stati catturati e inanellati nei roccoli gestiti direttamente dalle Province.
Proprio nella disponibilità di richiami selvatici, in aggiunta agli esemplari allevati, è la principale novità della norma.
COMPLESSIVAMENTE, saranno utilizzabili 1.497 esemplari di allodola, di cesena (10.955), di merlo (4.063), di tordo bottaccio ( 20.390) e di tordo sassello (10.095), per un numero complessivo per la Lombardia di 47mila richiami.
La parte del leone spetta alla provincia di Brescia con 19.357, e a quella di Bergamo con 18.485: seguono Lecco e Sondrio con 4.730, Como con 1.592, Mantova con 550.
TRA I PRIMI COMMENTI, si registra la soddisfazione del consigliere regionale bresciano del Pdl Mauro parolini, che in commissione ha sostenuto il provvedimento, presentato dal relatore Roberto Pedretti, della Lega Nord.
parolini sottolinea due aspetti: «Innanzitutto la sostenibilità delle catture di richiami selvatici, sia per i numeri previsti, sia per i metodi selettivi, gestiti direttamente dalle Province. Abbiamo così sbloccato un provvedimento che va incontro a una forte tradizione, nel sostanziale rispetto della fauna e dei suoi equilibri. Inoltre – aggiunge il consigliere regionale bresciano – va rilevato anche l’aspetto politico, ovvero la compattezza della decisione, con 51 voti favorevoli,e la sua trasversalità».
«Con l’approvazione di questo provvedimento – è la posizione del relatore Pedretti, oltre che dello stesso parolini – veniamo incontro alle esigenze di circa 38mila cacciatori lombardi (sugli 80.600 complessivi) che esercitano la caccia alla selvaggina migratoria e che necessitano di richiami vivi per la pratica della loro attività venatoria. La cattura di richiami vivi si rende necessaria alla luce dell’insufficienza di richiami allevati, che non superano i 26mila esemplari, nonostante la Regione abbia stanziato somme rilevanti per incentivare gli allevamenti».
Soddisfazione anche dalla Lega Nord di Brescia, che sottolinea il ruolo dei consiglieri regionali leghisti Pierluigi Toscani, Alessandro Marelli e Renzo Bossi, nel risultato raggiunto. Plaude anche l’Udc, che attraverso Gianmarco Quadrini prla di «provvedimento necessario, serio e rispettoso».
Ad esprimere invece la più viva contrarietà sono intervenuti Sinistra ecologia e libertà, con l’Italia dei Valori. Categorico il giudizio di di Giulio Cavalli (Sel): «Contro questa pratica barbara ci schieriamo al fianco delle associazioni ambientaliste, e ci auguriamo che il prossimo anno su questo tema ci possa essere una maggiore riflessione da parte di tutti i gruppi consiliari».
Il provvedimento, lo ricordiamo segue quello del 28 luglio sulla caccia in deroga.
Si tratta del via libera dal Consiglio regionale con 51 voti a favore, 13 contrari e 2 astenuti, al provvedimento che consente ai cacciatori, durante la stagione venatoria, l’utilizzo di richiami vivi della stessa specie, purchè provengano da allevamenti in cattività, o siano stati catturati e inanellati nei roccoli gestiti direttamente dalle Province.
Proprio nella disponibilità di richiami selvatici, in aggiunta agli esemplari allevati, è la principale novità della norma.
COMPLESSIVAMENTE, saranno utilizzabili 1.497 esemplari di allodola, di cesena (10.955), di merlo (4.063), di tordo bottaccio ( 20.390) e di tordo sassello (10.095), per un numero complessivo per la Lombardia di 47mila richiami.
La parte del leone spetta alla provincia di Brescia con 19.357, e a quella di Bergamo con 18.485: seguono Lecco e Sondrio con 4.730, Como con 1.592, Mantova con 550.
TRA I PRIMI COMMENTI, si registra la soddisfazione del consigliere regionale bresciano del Pdl Mauro parolini, che in commissione ha sostenuto il provvedimento, presentato dal relatore Roberto Pedretti, della Lega Nord.
parolini sottolinea due aspetti: «Innanzitutto la sostenibilità delle catture di richiami selvatici, sia per i numeri previsti, sia per i metodi selettivi, gestiti direttamente dalle Province. Abbiamo così sbloccato un provvedimento che va incontro a una forte tradizione, nel sostanziale rispetto della fauna e dei suoi equilibri. Inoltre – aggiunge il consigliere regionale bresciano – va rilevato anche l’aspetto politico, ovvero la compattezza della decisione, con 51 voti favorevoli,e la sua trasversalità».
«Con l’approvazione di questo provvedimento – è la posizione del relatore Pedretti, oltre che dello stesso parolini – veniamo incontro alle esigenze di circa 38mila cacciatori lombardi (sugli 80.600 complessivi) che esercitano la caccia alla selvaggina migratoria e che necessitano di richiami vivi per la pratica della loro attività venatoria. La cattura di richiami vivi si rende necessaria alla luce dell’insufficienza di richiami allevati, che non superano i 26mila esemplari, nonostante la Regione abbia stanziato somme rilevanti per incentivare gli allevamenti».
Soddisfazione anche dalla Lega Nord di Brescia, che sottolinea il ruolo dei consiglieri regionali leghisti Pierluigi Toscani, Alessandro Marelli e Renzo Bossi, nel risultato raggiunto. Plaude anche l’Udc, che attraverso Gianmarco Quadrini prla di «provvedimento necessario, serio e rispettoso».
Ad esprimere invece la più viva contrarietà sono intervenuti Sinistra ecologia e libertà, con l’Italia dei Valori. Categorico il giudizio di di Giulio Cavalli (Sel): «Contro questa pratica barbara ci schieriamo al fianco delle associazioni ambientaliste, e ci auguriamo che il prossimo anno su questo tema ci possa essere una maggiore riflessione da parte di tutti i gruppi consiliari».
Il provvedimento, lo ricordiamo segue quello del 28 luglio sulla caccia in deroga.