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Bresciaoggi 2 ottobre 2011
 
Piergiorgio Chiarini
SIRACUSA
Sarà dura. I numeri non mentono. La previsione è di chiudere l’anno con uno striminzito 0,7 per cento di crescita del pil e per il 2012 le stime di Prometeia parlano solo di uno 0,2 per cento. 
Sono i dati che il presidente di A2A Graziano Tarantini snocciola davanti alla platea di amministratori e politici bresciani riuniti fino a domani a Siracusa per l’incontro annuale di formazione che è stato promosso dall’associazione Areopago.
COME TEMA DEL dibattito, introdotto dall’assessore all’Urbanistica di Brescia Paola Vilardi, c’è la crisi che incalza ma soprattutto il desiderio di trovare la strada per ripartire. Insieme a parlarne c’è anche il responsabile del settimanale finanziario del Sole Plus24 Antonio Quaglio. Per Tarantini non è più il momento di ricette datate che cercano di ripartire i pesi e i benefici secondo vecchie logiche consociative. Il problema vero è «mettere mano a una riforma seria della previdenza e dall’altro imboccare con decisione la strada delle liberalizzazioni. L’Italia ha tante energie che oggi sono inespresse per le difese di tipo corporativo che bloccano tutto».
OGGI IL PAESE NON COGLIE ancora appieno le dimensioni della crisi. Le riserve del risparmio in questo momento fungono da ammortizzatore, come lo è il ruolo della famiglia che ha finora contribuito a evitare l’esplosione delle tensioni sociali. Ma fino quando potranno reggere?
Per queste ragioni «non fare una seria politica per la famiglia è una grave miopia», sottolinea Tarantini che spiega come a partire dagli anni ’70 «il crollo della natalità e l’aumento continuo del debito siano andati di pari passo. Una società che guarda se stessa pensando solo al presente è destinata al declino».
Negli ultimi tempi. continua il presidente di A2A, «ricevo sempre più spesso curriculum di giovani laureati con esperienze all’estero e conoscenza delle lingue che non trovano lavoro. È un segno che qualcosa si è inceppato. C’è un patto generazionale che va ricostituito», rilancia.
Tarantini porta come esempio di un approccio diverso, lungimirante, il gruppo siderurgico bresciano Feralpi dove quarantotto giovani sono stati assunti a tempo indeterminato dopo un percorso di apprendistato professionalizzante. 
Considera invece un gioco ipocrita quello di chi scarica sulla politica la responsabilità di tutti i mali contrapponendola a una presunta integrità della cosiddetta società civile.
«La classe politica riflette la società. Il problema è invece la debolezza della politica. Con la scomparsa dei grandi partiti popolari si è interrotto quel percorso di formazione della classe dirigente. Oggi dopo quindici anni ne vediamo gli effetti»: anche per questo Tarantini da anni con la Fondazione San Benedetto ha voluto dar vita a un luogo che diventasse anzitutto un’occasione di formazione per chi si avvicina all’impegno sociale e politico.
MA È UN RAGIONAMENTO che riguarda anche l’economia. Se nel panorama della crisi Brescia e la Lombardia hanno indicatori migliori rispetto al resto del paese grazie a un tessuto economico e sociale più solido nei fondamentali e a una tradizione di imprenditorialità diffusa, non si può certo dare per scontato che sarà sempre così.
«Una tradizione che non si presenta come una possibilità, come un fattore attrattivo per i giovani non interessa. Se non c’è la capacità di sapersi rinnovare – dice il presidente di A2A – si rischia un crollo che può essere più rapido di quel che si creda».
UN RINNOVAMENTO CHE riguarda anche Brescia. A chi gli chiede del nuovo pgt che immagina una città da 220 mila abitanti, Tarantini risponde che Brescia sta cambiando pelle. Con quarantamila immigrati su una popolazione di 190mila residenti la trasformazione sarà inevitabile. E la città dovrà sempre più concepirsi come centro di un ambito più grande che includa tutti i comuni circostanti.
SOPRATTUTTO «bisogna creare le condizione perché si possa dire che vivere a Brescia vale la pena, che è una città innovativa, competitiva, capace di dialogare col mondo. Altrimenti si finirà col giocare solo sulle paure, chiudendosi, e io non intendo essere di quella partita», aggiunge il presidente di A2A.
E poi l’avvocato Tarantini rilancia un suo vecchio cavallo di battaglia: «Se nel passato si fosse puntato sull’innovazione oggi tra Brescia e Milano dovrebbe esserci una metropolitana che collega le due città, invece abbiamo fatto la Brebemi e una fiera di periferia».
Su A2A Graziano Tarantini si limita a due notazioni importanti per i prossimi mesi: i Comuni indichino la mission del gruppo ma poi lascino lavorare il management; i ruoli di vertice devono andare bene a entrambi gli azionisti.
Ed è importante – a questo proposito – che non ci siano niet nè da una parte ne da quell’altra.