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Il sussidiario.net 3 agosto 2012
 

Da quando è iniziata la guerra civile in Siria, lo scorso mese di giugno è stato il più sanguinoso in termini di vite umane. Segno che l’escalation di violenza non si ferma e siamo purtroppo molto lontani da una soluzione pacifica.  "La sapienza del cuore" per "un’adeguata soluzione politica del conflitto”: in questo modo Benedetto XVI, durante l’angelus di domenica scorsa si è appellato alla comunità internazionale, sbigottito per la situazione in Siria. 

Le proporzioni che sta assumendo la crisi siriana, in corso ormai da oltre un anno, devono indurci a cercare soluzioni più che mai rapide ed efficaci nei confronti del regime di Assad.  L’emergenza umanitaria è ormai incontrollabile: sono più di 19mila le vittime, oltre 200mila i profughi interni, 40mila i rifugiati in paesi come la Turchia, il Libano, la Giordania. Per quanto riguarda le migliaia di violazioni dei diritti umani commesse dal regime, non c’è neppure bisogno di consultare i rapporti ufficiali degli organismi internazionali competenti. Ci bastano le inequivocabili immagini televisive in cui si vede la popolazione, i manifestanti, trattati come un esercito invasore e armato fino ai denti. Dobbiamo mettere fine allo sterminio.

Il piano in 6 punti presentato da Kofi Annan che è stato avallato qualche mese fa dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu può avere successo anche grazie al ruolo dell’Unione europea e all’influenza che riusciremo a dimostrare nei confronti del regime. Influenza che non potrà che coincidere con l’inasprimento delle sanzioni già in atto e della sospensione degli accordi vigenti. Dobbiamo fare in modo che nel più breve tempo possibile vengano implementati i punti B e C del piano di Annan. Ovvero un cessate il fuoco immediato con l’inizio del ritiro delle forze armate dai centri urbani e assicurare il tempestivo afflusso degli aiuti umanitari verso le aree colpite, con l’accettazione di una tregua umanitaria quotidiana di due ore. Kofi Annan ha addirittura incassato l’appoggio iraniano al suo piano. Ma giovedì 19 luglio presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è assistito all’ennesimo veto della Cina e della Russia su una risoluzione che avrebbe potuto prefigurare sanzioni contro il regime di Assad. 

Le Nazioni Unite si sono dimostrate ancora una volta incapaci di proporre una soluzione unitaria e condivisa. Il sanguinario Assad sembra non capire la portata degli eventi. Non si ferma, continua a bombardare le città in mano ai ribelli, che rispondono con azioni di guerriglia come quella messa in atto ieri all’aeroporto militare di Menagh, forti anche del contributo di intelligence statunitense. Anche l’attentato del 18 luglio scorso ha contribuito a indebolire il dittatore: durante un incontro tra vertici politici e militari, presso uno dei quartier generali della Sicurezza nazionale, un’esplosione ha ucciso il ministro della Difesa, il cognato del presidente e suo vice, il capo della Sicurezza nazionale e il luogotenente. 

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