Bresciaoggi 3 Gennaio 2014
Intervista di Giuseppe Spatola a Mauro Parolini
Il sorriso è lo stesso che aveva prima della svolta alfaniana. L´entusiasmo, invece, è quello della prima ora, di quando ha iniziato a mettersi al servizio del territorio facendo politica. Ma guai a definirlo «reduce Pdl»: Mauro Parolini è orgoglioso del suo Nuovo centrodestra nazionale e della scelta maturata seguendo amici come Roberto Formigoni o Maurizio Lupi.
Primo di sei fratelli, sposato con Paola e padre di Francesca, Monica e Cecilia, Parolini ha fatto una scelta di campo. Proprio come all´inizio del suo impegno, quando nel 1993 Formigoni gli chiese di fare il primo passo verso il Broletto. E di acqua e incarichi ne son passati parecchi: dal consiglio provinciale (dove è stato consigliere di minoranza in Forza Italia e assessore ai lavori pubblici) al Pirellone (nel 2010 è stato il più votato con 19087 preferenze).
Il 16 novembre scorso ha detto addio al Pdl e ha aderito al movimento di Angelino Alfano di cui è referente per Brescia. «La decisione di aderire al Nuovo Centrodestra con Angelino Alfano e tanti altri amici e non a Forza Italia, pur sofferta, avvia un percorso nuovo, grande ed entusiasmante per riaffermare gli ideali del nostro impegno politico – spiega Parolini aspettando a casa il ritorno della moglie e delle figlie -. Siamo nel centrodestra per rimettere nel cuore della politica la fiducia nella persona, la difesa della libertà e la sussidiarietà, cioè l´idea che lo stato è solo uno strumento che deve aiutare e non opprimere chi lavora e si dà da fare per aiutare gli altri. La lotta contro la burocrazia e l´invadenza di tanti organi dello stato si può vincere solo se si rimette al centro di ogni azione la persona, la sua creatività e le relazioni che essa crea nella società e nell´economia. E siamo nel centrodestra con l´ambizione di diventarne il primo partito. Le ragioni specifiche che ci hanno portato a questa scelta le ha spiegate bene Maurizio Lupi. In Regione Lombardia abbiamo costituito il gruppo consiliare del Nuovo Centrodestra, composto da nove consiglieri, di cui sono stato eletto Capogruppo. Ci attende ora un grande lavoro che parte in primo luogo dai comuni della nostra provincia».
LA SVOLTA È TUTTA QUA, compresa tra la voglia di scrostare la vecchia politica delle sovrastrutture che l´hanno allontanata dal dal sentiment del territorio. «Vogliamo costruire un partito che faccia della valorizzazione delle autonomie il primo criterio – sottolinea con convinzione -. Contiamo sull´esperienza, sulle capacità e sul senso della realtà dei molti amministratori locali che fanno i conti ogni giorno con situazioni umane sempre più difficili. E stiamo coinvolgendo tanta gente che, pur senza ruoli pubblici, non ha abbandonato l´idea e la pratica di una politica utile a tutti». Impegni chiari e duro lavoro. «Il primo impegno del Nuovo Centrodestra – continua Parolini – è quello di ripartire da una politica attiva e attenta alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori e assai meno attenta alle questioni interne della politica. Perché è per queste priorità che i cittadini ci hanno eletti e questo è il programma con il quale ci siamo presentati alle ultime elezioni regionali».
Eppure la politica è fatta di numeri e rappresentatività. Per questo il suo gruppo in regione dovrà confrontarsi con Roberto Maroni e la Giunta. «Sono convinto che l´aritmetica richieda un riequilibrio all´interno della Giunta – dice Parolini –, ma al momento non abbiamo nessuna fretta. Concorderemo i passaggi con Maroni perché ci interessa continuare a garantire una stabilità alla attuale maggioranza all´interno della quale siamo stati eletti, una coalizione che sta governando nell´interesse dei lombardi e che non è assolutamente in discussione».
Poi un pensiero al Pdl e al suo declino. «Sarebbe stato più comodo rimanere nel Pdl – sostiene l´alfiere di Alfano -. Sono contento del clima che si è instaurato nel nuovo partito. C´è l´entusiasmo della nuova avventura. Attenzione, non siamo reduci, anzi il contrario. Ne valeva la pena perchè ora non ci sono problemi interni: ci troviamo ed è una gara a chi ha proposte per trovare soluzioni ai problemi reali del territorio. Abbiamo raccolto intorno al nuovo entusiasmo decine di amministratori locali che vogliono dire la loro ed essere scoltati da qualcuno. Noi ci siamo. C´è l´idea di essere una parte dell´alleanza che vuole che si ricominci a pensare al concreto».
EPPURE C´È CHI ha bollato il movimento come «falange» politica di Comunione e Liberazione. «Niente di più errato – sottolinea Parolini -. Non siamo quelli di Cl. Basti pensare che all´ultima cena del gruppo c´erano due o tre su duecento ospiti. Direi che è una identificazione inappropriata». Poi il pensiero ad Alfano e al futuro. «A Roma, per l´assemblea formativa, sono rimasto colpito dai toni di Angelino Alfano, leader che ha ritrovato l´autonomia – convinto rimarca il ruolo dell´ex delfino -. Ma poi i contenuti sono quelli veri, sentiti dai cittadini. Sulla questione della struttura del partito noi non enfatiziamo per caso il ruolo degli amministratori locali. Vogliamo il contatto con le realtà e la nostra prima linea sono i sindaci. La risposta, per ora, è straordinaria. Bisogna ridare fiducia alle realtà locali, le associazioni e gli imprenditori. La disoccupazione non si risolve con la cassa integrazione. Bisogna creare lavoro dando alle imprese aiuti selettivi, puntare su quello che potrebbe dare subito risultati. Basti pensare al turismo, una risorsa che non è utilizzato e sfruttato. L´industria per noi non è un optional. A questi soggetti bisogna dare aiuti per diventare più competitivi a livello internazionale. Mettiamo in movimento le energie».
CERTO, IL PASSATO PERÒ c´è e ricorda da dove si è arrivati e come. «Io non dimentico e non ho discontinuità con quello che pensavo – sottolinea Parolini -. L´unica discontinuità è quella del partito. Le cose che dico ora sono le stesse che dicevo tempo fa. Bisogna cominciare a guardare la realtà. Quando facevo l´assessore in Provincia ero pragmatico: se invece di pensare alla tangenziale sud avessi partecipato solo a dibattiti televisivi sarebbe stato un disastro. Rivendico la mia attività politica e oggi sento una maggiore responsabilità. Alfano dice sempre che noi non siamo il «Polo della protesta o rottamazione», ma siamo il «Polo della ricostruzione». Per questo nei comuni vogliamo promuovere le liste aperte del centrodestra con un unico programma. Nessun listino autonomo. Vogliamo togliere le incrostazioni del passato. C´è maggiore consapevolezza nel territorio. Noi abbiamo due orecchie e una bocca sola. Quindi ascoltiamo di più e parliamo di meno»
Primo di sei fratelli, sposato con Paola e padre di Francesca, Monica e Cecilia, Parolini ha fatto una scelta di campo. Proprio come all´inizio del suo impegno, quando nel 1993 Formigoni gli chiese di fare il primo passo verso il Broletto. E di acqua e incarichi ne son passati parecchi: dal consiglio provinciale (dove è stato consigliere di minoranza in Forza Italia e assessore ai lavori pubblici) al Pirellone (nel 2010 è stato il più votato con 19087 preferenze).
Il 16 novembre scorso ha detto addio al Pdl e ha aderito al movimento di Angelino Alfano di cui è referente per Brescia. «La decisione di aderire al Nuovo Centrodestra con Angelino Alfano e tanti altri amici e non a Forza Italia, pur sofferta, avvia un percorso nuovo, grande ed entusiasmante per riaffermare gli ideali del nostro impegno politico – spiega Parolini aspettando a casa il ritorno della moglie e delle figlie -. Siamo nel centrodestra per rimettere nel cuore della politica la fiducia nella persona, la difesa della libertà e la sussidiarietà, cioè l´idea che lo stato è solo uno strumento che deve aiutare e non opprimere chi lavora e si dà da fare per aiutare gli altri. La lotta contro la burocrazia e l´invadenza di tanti organi dello stato si può vincere solo se si rimette al centro di ogni azione la persona, la sua creatività e le relazioni che essa crea nella società e nell´economia. E siamo nel centrodestra con l´ambizione di diventarne il primo partito. Le ragioni specifiche che ci hanno portato a questa scelta le ha spiegate bene Maurizio Lupi. In Regione Lombardia abbiamo costituito il gruppo consiliare del Nuovo Centrodestra, composto da nove consiglieri, di cui sono stato eletto Capogruppo. Ci attende ora un grande lavoro che parte in primo luogo dai comuni della nostra provincia».
LA SVOLTA È TUTTA QUA, compresa tra la voglia di scrostare la vecchia politica delle sovrastrutture che l´hanno allontanata dal dal sentiment del territorio. «Vogliamo costruire un partito che faccia della valorizzazione delle autonomie il primo criterio – sottolinea con convinzione -. Contiamo sull´esperienza, sulle capacità e sul senso della realtà dei molti amministratori locali che fanno i conti ogni giorno con situazioni umane sempre più difficili. E stiamo coinvolgendo tanta gente che, pur senza ruoli pubblici, non ha abbandonato l´idea e la pratica di una politica utile a tutti». Impegni chiari e duro lavoro. «Il primo impegno del Nuovo Centrodestra – continua Parolini – è quello di ripartire da una politica attiva e attenta alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori e assai meno attenta alle questioni interne della politica. Perché è per queste priorità che i cittadini ci hanno eletti e questo è il programma con il quale ci siamo presentati alle ultime elezioni regionali».
Eppure la politica è fatta di numeri e rappresentatività. Per questo il suo gruppo in regione dovrà confrontarsi con Roberto Maroni e la Giunta. «Sono convinto che l´aritmetica richieda un riequilibrio all´interno della Giunta – dice Parolini –, ma al momento non abbiamo nessuna fretta. Concorderemo i passaggi con Maroni perché ci interessa continuare a garantire una stabilità alla attuale maggioranza all´interno della quale siamo stati eletti, una coalizione che sta governando nell´interesse dei lombardi e che non è assolutamente in discussione».
Poi un pensiero al Pdl e al suo declino. «Sarebbe stato più comodo rimanere nel Pdl – sostiene l´alfiere di Alfano -. Sono contento del clima che si è instaurato nel nuovo partito. C´è l´entusiasmo della nuova avventura. Attenzione, non siamo reduci, anzi il contrario. Ne valeva la pena perchè ora non ci sono problemi interni: ci troviamo ed è una gara a chi ha proposte per trovare soluzioni ai problemi reali del territorio. Abbiamo raccolto intorno al nuovo entusiasmo decine di amministratori locali che vogliono dire la loro ed essere scoltati da qualcuno. Noi ci siamo. C´è l´idea di essere una parte dell´alleanza che vuole che si ricominci a pensare al concreto».
EPPURE C´È CHI ha bollato il movimento come «falange» politica di Comunione e Liberazione. «Niente di più errato – sottolinea Parolini -. Non siamo quelli di Cl. Basti pensare che all´ultima cena del gruppo c´erano due o tre su duecento ospiti. Direi che è una identificazione inappropriata». Poi il pensiero ad Alfano e al futuro. «A Roma, per l´assemblea formativa, sono rimasto colpito dai toni di Angelino Alfano, leader che ha ritrovato l´autonomia – convinto rimarca il ruolo dell´ex delfino -. Ma poi i contenuti sono quelli veri, sentiti dai cittadini. Sulla questione della struttura del partito noi non enfatiziamo per caso il ruolo degli amministratori locali. Vogliamo il contatto con le realtà e la nostra prima linea sono i sindaci. La risposta, per ora, è straordinaria. Bisogna ridare fiducia alle realtà locali, le associazioni e gli imprenditori. La disoccupazione non si risolve con la cassa integrazione. Bisogna creare lavoro dando alle imprese aiuti selettivi, puntare su quello che potrebbe dare subito risultati. Basti pensare al turismo, una risorsa che non è utilizzato e sfruttato. L´industria per noi non è un optional. A questi soggetti bisogna dare aiuti per diventare più competitivi a livello internazionale. Mettiamo in movimento le energie».
CERTO, IL PASSATO PERÒ c´è e ricorda da dove si è arrivati e come. «Io non dimentico e non ho discontinuità con quello che pensavo – sottolinea Parolini -. L´unica discontinuità è quella del partito. Le cose che dico ora sono le stesse che dicevo tempo fa. Bisogna cominciare a guardare la realtà. Quando facevo l´assessore in Provincia ero pragmatico: se invece di pensare alla tangenziale sud avessi partecipato solo a dibattiti televisivi sarebbe stato un disastro. Rivendico la mia attività politica e oggi sento una maggiore responsabilità. Alfano dice sempre che noi non siamo il «Polo della protesta o rottamazione», ma siamo il «Polo della ricostruzione». Per questo nei comuni vogliamo promuovere le liste aperte del centrodestra con un unico programma. Nessun listino autonomo. Vogliamo togliere le incrostazioni del passato. C´è maggiore consapevolezza nel territorio. Noi abbiamo due orecchie e una bocca sola. Quindi ascoltiamo di più e parliamo di meno»