Già due anni fa il ministro degli Affari islamici della Malaysia aveva sancito che non si deve usare la parola Allah per riferirsi al Dio dei cristiani perché «questo uso può far crescere tensioni e creare confusione fra i musulmani del Paese». A leggere le cronache di questi giorni il ministro è stato facile profeta di se stesso e degli Affari che rappresenta. Nello Stato asiatico la questione delluso della parola Allah è al centro di una antica querelle, nella quale i cristiani (sia cattolici sia protestanti) si sono difesi dicendo che essa era in uso da secoli e che gli stessi islamici lavevano mutuata dai cristiani, ma anche esponenti di altre confessioni ne avevano reclamato lutilizzo.
Come altri Paesi la Malaysia è una terra di crescente islamizzazione radicale. Cè una diatriba sul diritto dei non musulmani a essere giudicati da una Corte civile, i partiti islamisti guadagnano consensi, molti luoghi di culto non islamico vengono demoliti, il forum interreligioso è stato costretto più volte a interrompere le attività. Il Rapporto 2008 dellorganizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre cita anche lingerenza della legge islamica sulle procedure per la sepoltura dei morti. Ogni anno che passa, le libertà perdono terreno.