Martedì è esplosa lindignazione. Giornalisti e politici riuniti, popolo accalorato, commenti e parole roboanti, iperboliche. Costituzione violata. Evocazioni della Birmania, della Romania di Ceausescu, di Mussolini, dei talebani. Roba che ciò che accade in Irak non accade in Italia (nel senso che qua è peggio). Martedì è stata resa nota la sentenza sul caso Why Not: il fantascientifico castello costruito dallineffabile pm De Magistris, poi premiato con lEuroparlamento, si è afflosciato in un istante.
Succede la stessa cosa quando mettono le bombe sotto gli ecomostri, unesplosione controllata e bum, in pochi secondi viene giù tutto, dellorripilante edificio partorito da architetti impazziti e voraci palazzinari non restano che macerie. Ecco levento di martedì.
Una inchiesta sensazionale, imputati a frotte, reati sesquipedali, fantastilioni rubati, truffe e imbrogli naturalmente ai danni della povera Unione Europea, associazioni massoniche e religiose insieme, diluvio di intercettazioni, ministro dimesso, governo caduto, guerra punica tra le procure, giornalisti sguazzanti tra tv e giornali desiderosi di vedere rotolare la testa di Tonino Saladino (La Stampa era riuscita a dedicare una pagina intera al fatto che avesse tanti nomi importanti sulla sua rubrica telefonica, per non parlare di Annozero), prototipo dellimputato italiano di inizio millennio: cattolico militante, calabrese che aveva scelto di restare a vivere in una terra dove o sei ndrangheta o sei politica o sei un e in pericolo, attivo fin troppo nelle relazioni pubbliche, moltiplicatore di posti di lavoro, un po rodomonte un po donchisciotte.