Benedetto XVI rimarrà certamente nella storia come un papa riformatore. La riforma della Chiesa è sempre stata una delle sue attenzioni, anche quando era Cardinale. Non a caso, quando parlò al Meeting di Rimini circa 20 anni fa, intitolò il suo intervento: La Chiesa deve essere sempre riformata.
Questo suo intento riformatore è apparso più chiaramente e in modo insistito durante lultimo anno, dopo il ritorno del tema preti-pedofilia allattenzione mondiale. Ma non può essere assolutamente ridotto ad esso.
Innanzitutto, il campo della riforma è per papa Ratzinger la liturgia (e di conseguenza la comprensione del Vaticano II). È nella celebrazione liturgica che appare più chiaramente la mondanizzazione della Chiesa, la sua assunzione di categorie sociologiche o politiche.
Da lì dunque deve partire il rinnovamento, che è un processo sia in avanti verso la liberazione da schemi mondani del passato recente, sia allindietro verso una riscoperta di quel Principio che è il cuore della vita della Chiesa.
Poi la riforma deve scendere a colpire lavarizia, la lussuria, la superbia. La ricerca del denaro, del piacere, del potere come fonti della ragione per vivere. La gioia e la realizzazione umana stanno altrove, nellobbedienza, nella povertà e nella verginità.
Superbia, invidia e avarizia sono le tre faville channo i cuori accesi, aveva scritto Dante. A lui, a san Francesco, a san Bonaventura, a papa Celestino visitato domenica, ma anche a Tommaso Moro, a Newman e a Rosmini può essere accostato il progetto riformatore del Papa.
Sembra che tutto riguardi e vada a colpire solo la Chiesa. Tutto il male, tutte le colpe sono dunque raccolte solo nella sposa di Cristo? Ratzinger deve far pensare a Lutero o comunque a uno spirito che vuole sferzare i cardinali, dimenticando quanto di male cè al di fuori della Chiesa?
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