Dicono che i paralleli storici sono sempre un po impropri, se non fuorvianti. Eppure in questi giorni di confusa campagna elettorale me ne è venuto in mente uno che trovo parecchio significativo.
La scena di oggi è quella di una disaffezione generalizzata verso limpegno politico; si respira laria grama e pesante di una scontentezza che non riesce ad esprimersi, ma solo sbottare nellurlo sguaiato o nellinsulto. I mezzi di comunicazione soffiano sul fuoco, non mettendoci in condizione di capire cosa veramente stia succedendo, e fanno a gara nello scoraggiare ogni possibile discussione serena sulle questioni reali, sulle proposte in campo, sulle ipotesi di soluzione, sui fatti da giudicare col nostro voto. Come se qualcuno volesse incrementare quella disaffezione.
Viene voglia di lasciarsi andare, di ritirarsi nel guscio di un orizzonte ristretto, anche se ci si sta male. Viene voglia o te la fanno venire? di mandare tutto a quel paese e di pensare ad altro.
Spostiamoci ora nellUnione Sovietica del 1960. Anche se il periodo buio dello stalinismo è finito da qualche anno, laria della convivenza civile è ancora irrespirabile. Per sopravvivere sul lavoro bisogna essere servili verso il potere, la corruzione è lunico modo per tirare un po avanti, le file davanti ai negozi durano ore.
E non cè nessuna libertà di espressione. La stampa di regime ogni periodo storico ha la sua magnifica i grandi successi del partito, ma tutti sanno che si tratta solo di menzogne. Viene voglia di lasciar perdere, di sotterrare il proprio desiderio di verità, di costruire una convivenza diversa, di esprimersi.
Viene proprio voglia o te la fanno venire? di accettare ogni compromesso e di rassegnarsi a un triste quieto vivere.
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