Milano, 2 feb. – “Ci sono tutti gli elementi di ragionevolezza per appellarsi al Consiglio di Stato e difendere in ogni sede questo strumento, che rappresenta un modello di pianificazione in grado di tutelare – soprattutto in territori come quello di Montichiari, che rappresenta un caso limite di pressione ambientale per l’eccessiva presenza di discariche – la sostenibilità, la salute dei cittadini e la qualità della vita”. Lo ha detto Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, intervenendo durante il dibattito che si è svolto stamane in Consiglio regionale su una mozione relativa alla recente sentenza del TAR, che ha dichiarato illegittimo il “Fattore di Pressione per le Discariche” introdotto da Regione Lombardia nel Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti nel 2014.
REGOLE CONTRO SATURAZIONE – “Sebbene le discariche avranno un ruolo sempre più residuale – ha sottolineato l’assessore – con il fattore di pressione abbiamo introdotto una modalità di pianificazione che non è arbitraria, ma fornisce regole specifiche contro la saturazione dei territori che tengono conto di diversi elementi presenti”.
A REGIONI COMPETENZA ESCLUSIVA – “Quello del fattore di pressione è un modello che pone una questione politica molto seria col Governo centrale sulla necessità di dare alle Regione la competenza esclusiva sul limite di localizzazione degli impianti si smaltimento, perché per l’apertura di nuove discariche e per l’ampliamento di quelle esistenti – ha rimarcato Parolini – non ci si può infatti limitare a considerare le caratteristiche tecniche di determinate aree, ma vanno tenuti in considerazione altri elementi come gli indici di carico ambientale che solo attraverso l’attività di monitoraggio e la collaborazione con gli enti locali le Regioni possono individuare”.
RISPOSTA A PROFESSIONISTI DEL ‘NO’ – “Il Fattore di Pressione per le discariche – ha concluso Parolini – costituisce un parametro numerico oggettivo e non interpretabile ed è una risposta seria anche nei confronti dei supporter della logica della sindrome di Nimby e ai professionisti del ‘no’, che vorrebbero rendere impossibile una gestione controllata dei rifiuti".