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Bresciaoggi 12 Aprile 2011
 
Ci sono due emergenze migranti. La prima, portata dalla televisione tutti i giorni nelle nostre case, con i barconi che arrivano dall’Africa, e trasportano gente affamata, stanca, impaurita. L’altra riguarda gli arrivi dall’Est, di cui nessuno parla. 
«IN ITALIA – spiega Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri, monzese, da tanti anni cittadino di Gardone Riviera- ci sono quattro milioni e mezzo di extracomunitari, di cui 500 mila clandestini. Di questi l’85 per cento viene dall’Europa orientale, non dal mare. A Kiev, ad esempio, è possibile acquistare per 600-700 euro un pacchetto viaggio di 4-5 giorni, e chiedere al nostro consolato il rilascio di un permesso turistico. Una volta scesi dal pullman, a Milano, Roma o in un’altra località, la fuga: via, per rifarsi una vita. Dall’Ucraina sono partite 400 mila donne, che da noi fanno le badanti a 1.500 euro al mese, quando in patria ne guadagnano 300/400. Lasciano a casa mariti alcolizzati, per tacere dei ragazzi abbandonati nelle strade. Dai pescherecci e dalle carrette del Mediterraneo sono sbarcati 28 mila immigrati: una quantità minima rispetto a tutto il resto. La dimensione del problema è insomma diversa, anche se, in ogni caso, va affrontata con il massimo impegno». Poi un appello rivolto ai governatori delle Regioni del Nord: «Io sono amico di Roberto Formigoni – premette Mantica -, però mi sembra che abbia un po’ esagerato. Spero che prevalga uno spirito di solidarietà. Ora gli emigranti verranno portati in vecchie caserme e nei centri di identificazione, per stabilire la loro provenienza, e decidere se hanno diritto all’asilo politico. Per gli altri bisognerà vedere se possono rientrare nei flussi annuali, o se debbono essere rimpatriati. In passato anche noi abbiamo vissuto la stessa esperienza, con 20 milioni di italiani nel mondo. Mi auguro che la politica trovi le soluzioni adatte, nient’affatto semplici, poichè ci troviamo di fronte a essere umani. Montichiari? Ho sentito delle proteste degli amministratori comunali. Dicono: ci bastano i tanti indiani e pakistani che lavorano nella zootecnia. Ma non possiamo sceglierli in base a colore e pelle!».
NELLA SALA del Centro sociale «I pini» di Salò, ieri mattina si è svolto un dibattito organizzato da Aeropago. Il presidente del consiglio provinciale Bruno Faustini, che giocava in casa, ha fatto da coordinatore. Dopo il saluto del presidente della Associazione culturale, Maurizio Vanzani, e del sindaco Barbara Botti, il sottosegretario agli Esteri ha tenuto una lunga relazione su quanto sta accadendo al di là del Mediterraneo, analizzando la situazione nei vari Stati (dalla Tunisia alla Libia, dall’Egitto allo Yemen), inquadrandola nelle tradizioni dell’Islam (il rapporto uomo-donna, la famiglia, la religione, ecc.) e inserendola nelle spinte verso la modernizzazione.
Sono poi intervenuti i consiglieri regionali Gian Antonio Girelli (Partito Democratico) e Mauro Parolini (Pdl): il primo si è soffermato sul ruolo dell’Europa, che sta dimostrando scarsa unità sull’emergenza-immigrati. «E’ necessario essere più propositivi e affrontare l’emergenza in modo unitario, senza lasciarla al singolo Governo – ha detto Girelli-, Occorre inoltre fare un passo avanti a livello culturale, sociale ed economico, perchè ho l’impressione che, tra la gente, stia scattando un meccanismo di chiusura».
«QUANTO succede adesso può equipararsi agli avvenimenti del 1848 in Italia, con la Repubblica di Giuseppe Mazzini – ha detto da parte sua l’ex assessore provinciale Mauro Parolini -. Il movimento, allora, è fallito, ma ha prodotto una serie di scosse che hanno consentito a Cavour e ai Savoia di giungere all’Unità d’Italia. Non sappiamo come finirà con l’immigrazione dal Nord Africa. Ma ritengo che il Mediterraneo non sia un ostacolo, bensì un elemento di unificazione». SE. ZA.