Giornale di Brescia 10 aprile 2010
Sorpasso evitato, competizioni innestate. Il dopo voto del Pdl bresciano è caratterizzato dallo scoperchiamento delle tensioni latenti al suo interno.
Più d’un politico e amministratore tende ad accreditarsi il merito di aver alimentato la rimonta che ha scongiurato il sorpasso della Lega nel consenso in provincia, sorpasso largamente pronosticato da sondaggi di metà marzo commissionati dallo stesso Pdl. La convinzione trasversale prevalente è che certamente ha pesato la controffensiva mediatica di Berlusconi, ma che soprattutto la guerra delle preferenze rinnovatasi tra Mauro Parolini, Franco Nicoli Cristiani, Margherita Peroni, Vanni Ligasacchi (complessivamente 60.000 rispetto ai 172.000 voti raccolti dal Pdl nel Bresciano) sia alla base del recupero. Non si sono limitati ad una impegnativa e costosa campagna pubblicitaria, hanno battuto capillarmente Comuni e ambienti riportando all’urna elettori tentati di mettersi in sonno.
Preferenze e ruoli
Il problema politico è che le preferenze servono per giocarsi individualmente la partita dell’ingresso in Giunta regionale – ne scriviamo a fianco – che i tre eletti, con diverse motivazioni, ritengono a loro portata. C’è poi il versante tutto bresciano: Pdl provinciale, assetti in Broletto e Loggia.
Dalle altre componenti interne al partito sale una sfida: il cosiddetto «correntone» – l’intesa Nicoli Cristiani, Romele, Gelmini – puntava a sbancare il totalizzatore delle preferenze (qualcuno azzardava oltre 25.000 per l’assessore regionale uscente) per chiedere un cambio nella gestione del partito e nuovi equilibri nella composizione delle delegazioni nella Giunta di Broletto e Loggia e nelle nomine negli enti. Nel mirino il coordinatore provinciale on. Viviana Beccalossi, il sindaco Adriano Paroli e la componente ciellina, l’assessore in Loggia Maione di area Peroni, la scelta del sostituto di Parolini nella Giunta Molgora. Ora, contati i voti che vanno in altra direzione, ripetono: paghino dazio.
Il risultato non conseguito nell’urna non fa venir meno il disegno politico di fondo: contenere l’influenza crescente su Brescia e provincia del gruppo Paroli, Vilardi, Parolini, Faustini, irrobustito dai diretti collegamenti con Formigoni e Tarantini e dall’intesa con Saglia. In Loggia il sindaco – a meno di accadimenti imprevisti – non intende mettere mano a un rimpasto degli assessori in tempi ravvicinati, spostandolo al consuntivo di metà tornata amministrativa. Le polemiche interne, acutizzate dalla ricerca della preferenza unica, rischierebbero di aprire la questione dell’Udc in Giunta in Loggia e far affiorare richieste da parte della Lega Nord. Le elezioni politiche sono lontane, ma se il voto regionale assurgesse a cristallizzazione della forza di rappresentanza delle singole componenti interne peserebbe sulle ambizioni di chi guarda a quell’appuntamento ipotizzando non marginali cambiamenti, a partire da Paroli che, come sindaco in carica, non può ricandidarsi.
Le aree del Pdl
Quante sono le aree interne del Pdl? Non è una questione di lana caprina: vi si giocano gli spazi di presenza nelle istituzioni. Il ministro Gelmini e l’on. Romele con Nicoli Cristiani fanno una cosa sola o restano due realtà che hanno trovato un’intesa elettorale? Ligasacchi è il segnaposto di An, oppure, come sostiene lui a voti contati, una realtà in proprio che ha avuto il sostegno di quote parziali di elettorato di quel fu partito?
L’on. Saglia ha accompagnato la corsa di Ligasacchi, ipotizzando che potesse essere la sorpresa del voto e per non lasciare senza riferimento un’area politica, con paventato trasferimento di voti verso il Carroccio. Negli ambienti politici è cosa nota che l’on. Beccalossi non abbia tralasciato, prima della formazione delle liste, l’ipotesi di poter essere ancora una volta proprio lei la bandiera vincente degli ex An. L’evolversi della situazione ha deciso diversamente e chiamato l’on Saglia a supportare Ligasacchi. Saglia, che è il più convinto sostenitore della necessità di pensare in termini di Pdl, di impegnarsi a costruire il nuovo partito nel territorio, lo ha sostenuto in quella prospettiva e verso quell’approdo muoverà i suoi passi venturi. È convinto che se si tende a recingere l’orticello, lo si perde: la sfida è andare avanti, oltre. Da qui l’urgenza di tenere i collegamenti con amministrazioni, associazioni, ambienti. Pena cedere il passo alla Lega. Certo, deve fare i conti con la posizione di confine interno di Fini.
Paroli, come dice lui, è anche fortunato: ha portato a casa su patto di stabilità, dividendi A2A, metrobus soluzioni positive date per improbabili. Crediti che si rinnovano o potenziali debiti futuri?
Più d’un politico e amministratore tende ad accreditarsi il merito di aver alimentato la rimonta che ha scongiurato il sorpasso della Lega nel consenso in provincia, sorpasso largamente pronosticato da sondaggi di metà marzo commissionati dallo stesso Pdl. La convinzione trasversale prevalente è che certamente ha pesato la controffensiva mediatica di Berlusconi, ma che soprattutto la guerra delle preferenze rinnovatasi tra Mauro Parolini, Franco Nicoli Cristiani, Margherita Peroni, Vanni Ligasacchi (complessivamente 60.000 rispetto ai 172.000 voti raccolti dal Pdl nel Bresciano) sia alla base del recupero. Non si sono limitati ad una impegnativa e costosa campagna pubblicitaria, hanno battuto capillarmente Comuni e ambienti riportando all’urna elettori tentati di mettersi in sonno.
Preferenze e ruoli
Il problema politico è che le preferenze servono per giocarsi individualmente la partita dell’ingresso in Giunta regionale – ne scriviamo a fianco – che i tre eletti, con diverse motivazioni, ritengono a loro portata. C’è poi il versante tutto bresciano: Pdl provinciale, assetti in Broletto e Loggia.
Dalle altre componenti interne al partito sale una sfida: il cosiddetto «correntone» – l’intesa Nicoli Cristiani, Romele, Gelmini – puntava a sbancare il totalizzatore delle preferenze (qualcuno azzardava oltre 25.000 per l’assessore regionale uscente) per chiedere un cambio nella gestione del partito e nuovi equilibri nella composizione delle delegazioni nella Giunta di Broletto e Loggia e nelle nomine negli enti. Nel mirino il coordinatore provinciale on. Viviana Beccalossi, il sindaco Adriano Paroli e la componente ciellina, l’assessore in Loggia Maione di area Peroni, la scelta del sostituto di Parolini nella Giunta Molgora. Ora, contati i voti che vanno in altra direzione, ripetono: paghino dazio.
Il risultato non conseguito nell’urna non fa venir meno il disegno politico di fondo: contenere l’influenza crescente su Brescia e provincia del gruppo Paroli, Vilardi, Parolini, Faustini, irrobustito dai diretti collegamenti con Formigoni e Tarantini e dall’intesa con Saglia. In Loggia il sindaco – a meno di accadimenti imprevisti – non intende mettere mano a un rimpasto degli assessori in tempi ravvicinati, spostandolo al consuntivo di metà tornata amministrativa. Le polemiche interne, acutizzate dalla ricerca della preferenza unica, rischierebbero di aprire la questione dell’Udc in Giunta in Loggia e far affiorare richieste da parte della Lega Nord. Le elezioni politiche sono lontane, ma se il voto regionale assurgesse a cristallizzazione della forza di rappresentanza delle singole componenti interne peserebbe sulle ambizioni di chi guarda a quell’appuntamento ipotizzando non marginali cambiamenti, a partire da Paroli che, come sindaco in carica, non può ricandidarsi.
Le aree del Pdl
Quante sono le aree interne del Pdl? Non è una questione di lana caprina: vi si giocano gli spazi di presenza nelle istituzioni. Il ministro Gelmini e l’on. Romele con Nicoli Cristiani fanno una cosa sola o restano due realtà che hanno trovato un’intesa elettorale? Ligasacchi è il segnaposto di An, oppure, come sostiene lui a voti contati, una realtà in proprio che ha avuto il sostegno di quote parziali di elettorato di quel fu partito?
L’on. Saglia ha accompagnato la corsa di Ligasacchi, ipotizzando che potesse essere la sorpresa del voto e per non lasciare senza riferimento un’area politica, con paventato trasferimento di voti verso il Carroccio. Negli ambienti politici è cosa nota che l’on. Beccalossi non abbia tralasciato, prima della formazione delle liste, l’ipotesi di poter essere ancora una volta proprio lei la bandiera vincente degli ex An. L’evolversi della situazione ha deciso diversamente e chiamato l’on Saglia a supportare Ligasacchi. Saglia, che è il più convinto sostenitore della necessità di pensare in termini di Pdl, di impegnarsi a costruire il nuovo partito nel territorio, lo ha sostenuto in quella prospettiva e verso quell’approdo muoverà i suoi passi venturi. È convinto che se si tende a recingere l’orticello, lo si perde: la sfida è andare avanti, oltre. Da qui l’urgenza di tenere i collegamenti con amministrazioni, associazioni, ambienti. Pena cedere il passo alla Lega. Certo, deve fare i conti con la posizione di confine interno di Fini.
Paroli, come dice lui, è anche fortunato: ha portato a casa su patto di stabilità, dividendi A2A, metrobus soluzioni positive date per improbabili. Crediti che si rinnovano o potenziali debiti futuri?