La Regione Lombardia è contraria allestensione delle regole del patto di stabilità ai piccoli comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti dal 2013 ed alle unioni di Comuni con meno di mille abitanti dallanno successivo e vuole favorire gli investimenti produttivi degli enti che sono già vincolati dal patto stesso. Il Consiglio regionale infatti ha approvato allunanimità la mozione presentata dal consigliere bresciano ing. Mauro Parolini (Pdl) che, appunto, esprime netto dissenso rispetto alle previsioni della legge. Non solo; la decisione va oltre il mero dissenso e diventa propositiva laddove indica, oltre alla modifica della normativa, anche lintroduzione del federalismo nel patto di stabilità da valutare e applicare non più a livello statale ma regionale, introducendo cioè vincoli e tetti di spesa regionalizzati. La mozione inoltre chiede, per gli enti a cui già si applica, una modifica del Patto di stabilità per eliminare o almeno ridurre i vincoli sugli investimenti produttivi.
Sono molto soddisfatto del risultato- commenta Mauro Parolini promotore della proposta approvata dal Consiglio regionale lombardo. Lo sono innanzitutto perché liniziativa è stata condivisa da tutti i gruppi politici e votata allunanimità. Ma soprattutto perché riconosce che applicare il patto ai piccoli comuni sarebbe deleterio perché toglierebbe ulteriori spazi di autonomia e aggiungerebbe ulteriori vincoli burocratici a enti già in difficoltà per la mancanza di risorse. Si pensi solo al blocco del tourn over del personale con possibilità di sostituzione del 20% del personale in uscita. Nei piccoli municipi ciò equivarrebbe al blocco totale delle sostituzioni.
E necessario, inoltre permettere agli enti locali che hanno risorse disponibili- continua il consigliere Parolini, di poterle impiegare per investimenti produttivi, riducendo invece le spese correnti improduttive
In sintesi il Consiglio regionale della Lombardia ritiene che lassoggettamento al patto di stabilità dei piccoli comuni comporterà un appesantimento burocratico, nuovi vincoli, unulteriore riduzione della capacità di spesa, un abbassamento delle qualità e della quantità di servizi erogati colpendo in particolare le fasce più deboli della popolazione. Da qui il pronunciamento che si inserisce in una linea politica ben precisa intrapresa dalla Regione con il ricorso alla Corte Costituzionale sollevando una questione di legittimità proprio per quanto riguarda la prevista estensione del patto a comuni o unioni di comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti. Pronunciamento che ora impegna il presidente e la Giunta regionale a proseguire nel ricorso presentato e a promuovere ogni ulteriore iniziativa atta ad evitare lestensione di tale obbligo, a continuare lazione di sostegno alla capacità di spesa degli enti locali già soggetti al patto di stabilità attraverso il patto di stabilità territoriale, a rendere regionale il Patto di stabilità interno per questi stessi enti e a svincolare dal patto gli investimenti produttivi, comprimendo invece le spese correnti improduttive.