Giornale di brescia 6 febbraio 2011
I parchi dovranno essere più… «parchi» nelle spese. Ma godranno di una gestione più snella ed efficiente. Questa la filosofia alla base della riforma regionale delle aree protette, che dovranno dotarsi di nuovi statuti e soprattutto, in non pochi casi, di nuovi organi gestionali. A stabilirlo è il testo approvato in settimana dalla Giunta del Pirellone. Testo che dovrà ora tornare in commissione e in Consiglio regionale per un lavoro che dovrebbe durare ancora qualche mese prima del via libera definitivo.
La riforma riguarda complessivamente 24 parchi, quattro dei quali bresciani: ma se per il Parco dell’Adamello e dell’Alto Garda Bresciano poco o nulla dovrebbe cambiare, il Parco del Monte Netto e quello dell’Oglio Nord, attualmente retti da un consorzio, dovranno passare dalla forma consortile a quella di ente pubblico. La «metamorfosi» non sarà naturalmente di poco conto: implica infatti, come si legge nella relazione presentata in Giunta, «la partecipazione obbligatoria, anche in termini contributivi, degli enti locali territorialmente interessati (Comuni, Province, Comunità montane), nonché di quelli volontariamente aderenti».
Il nuovo modello gestionale prevede inoltre un presidente (eletto dalla rispettiva Comunità del parco), la Comunità del parco (con un rappresentante per ogni ente territorialmente interessato), il Consiglio di gestione (composto da 3 o 5 membri, compreso il presidente, eletti dalla Comunità del parco; uno soltanto è di designazione regionale), un unico revisore dei conti indicato dal Pirellone. Quanto al direttore del parco, sarà scelto «in un apposito elenco regionale tenuto dalla Giunta».
Tutto ciò ha l’obiettivo di raggiungere «una maggiore efficienza gestionale». E, sempre in quest’ottica, il progetto di legge ipotizza «l’esercizio in forma associata, o convenzionata, da parte di più parchi, di una serie di funzioni» di carattere gestionale, tecniche, di comunicazione e legali. Addirittura, «gli enti gestori, su base volontaria, potranno proporre al presidente della Giunta regionale l’accorpamento tra loro».
Oltre a risparmio ed efficienza il Pirellone punta però anche a una maggiore partecipazione: per questo saranno istituiti due nuovi organismi: la Consulta delle aree protette (composta dall’assessore regionale e dai presidenti dei parchi) e un Tavolo per il confronto permanente con le associazioni agricole e ambientaliste.
Marco Tedoldi
La riforma riguarda complessivamente 24 parchi, quattro dei quali bresciani: ma se per il Parco dell’Adamello e dell’Alto Garda Bresciano poco o nulla dovrebbe cambiare, il Parco del Monte Netto e quello dell’Oglio Nord, attualmente retti da un consorzio, dovranno passare dalla forma consortile a quella di ente pubblico. La «metamorfosi» non sarà naturalmente di poco conto: implica infatti, come si legge nella relazione presentata in Giunta, «la partecipazione obbligatoria, anche in termini contributivi, degli enti locali territorialmente interessati (Comuni, Province, Comunità montane), nonché di quelli volontariamente aderenti».
Il nuovo modello gestionale prevede inoltre un presidente (eletto dalla rispettiva Comunità del parco), la Comunità del parco (con un rappresentante per ogni ente territorialmente interessato), il Consiglio di gestione (composto da 3 o 5 membri, compreso il presidente, eletti dalla Comunità del parco; uno soltanto è di designazione regionale), un unico revisore dei conti indicato dal Pirellone. Quanto al direttore del parco, sarà scelto «in un apposito elenco regionale tenuto dalla Giunta».
Tutto ciò ha l’obiettivo di raggiungere «una maggiore efficienza gestionale». E, sempre in quest’ottica, il progetto di legge ipotizza «l’esercizio in forma associata, o convenzionata, da parte di più parchi, di una serie di funzioni» di carattere gestionale, tecniche, di comunicazione e legali. Addirittura, «gli enti gestori, su base volontaria, potranno proporre al presidente della Giunta regionale l’accorpamento tra loro».
Oltre a risparmio ed efficienza il Pirellone punta però anche a una maggiore partecipazione: per questo saranno istituiti due nuovi organismi: la Consulta delle aree protette (composta dall’assessore regionale e dai presidenti dei parchi) e un Tavolo per il confronto permanente con le associazioni agricole e ambientaliste.
Marco Tedoldi
«Più economicità, più tutela e più efficienza». Questi sono i tre punti di forza di una riforma dei parchi che «adegua ai tempi la gestione». A dirlo è l’assessore regionale del Pdl, Mauro Parolini, che ha seguito passo dopo passo l’iter del progetto di legge. Tra gli altri pregi che individua nel testo, quello di «enfatizzare il ruolo dei parchi attraverso organi snelli, ma autorevoli: nel Consiglio di gestione c’è infatti una maggioranza di rappresentanti degli enti territoriali. Inoltre viene stabilito il principio che chi partecipa alla gestione debba contribuire anche economicamente».
Di riforma «migliorativa» parla anche Roberto Righettini, presidente del Parco dell’Alto Garda Bresciano: «Il testo è frutto di un lungo lavoro e sarà utile per rilanciare i parchi, che non sono qualcosa di ingessato ma di vivo». In questo senso la semplificazione della gestione è accolta positivamente e valutata come un punto di forza. Anche se, precisa, «nel nostro parco i consiglieri sono già tre». Critica invece la voce del Pd: «La Regione – spiega il consigliere regionale Francesco Prina – mette in atto un discorso di invadenza nei consigli di gestione della direzione dei parchi. E con un finanziamento delle spese correnti pari solo al 30%, a fronte del 70% dato dagli enti locali, la Regione ha la faccia tosta di trasformare il consorzio in ente pubblico (ma non regionale)».m. t. |