Bresciaoggi 12 marzo 2010
I partiti di una volta, con le loro brave scuole di formazione, non ci sono più. E la partecipazione dei giovani alla politica rischia di diventare difficile. La Scuola di sussidiarietà della Fondazione San Benedetto colma il vuoto. Dà gli strumenti tecnici per orientarli nella complessità delle norme e fa capire che la politica è passione. E si ferma lì.
«Il seguito sono la storia che devono avere i partiti». Le parole sono del presidente della Fondazione Graziano Tarantini. Loccasione, lultima lezione del secondo modulo «Dalla libertà al bene comune» che ieri ha concluso la quarta edizione della Scuola di sussidiarietà dedicata al tema «Dal welfare state alla welfare society». E che il vuoto ci sia davvero è testimoniato dai 500 diplomi che la Scuola ha consegnato in quattro anni. Ieri gli ultimi 70 ai giovani che hanno seguito il modulo inizialmente riservato a 50 partecipanti e poi allargato per dare una risposta in più alle 130 domande.
E i «diplomati» non rimpiangono la fatica. Tra loro, il vicesindaco di Cividate Camuno Fabio Gelfi, che parla di «esperienza molto utile». Tra le sei lezioni trova che la più interessante sia stata quella tenuta dal coordinatore del corso Marco Nicolai (docente di Finanza aziendale straordinaria alla Statale di Brescia) sul project financing. «È uno strumento sempre attuale, ma poco esplorato e normato – dice -, e tuttavia fondamentale per gli amministratori alle prese con le ristrettezze delle finanze pubbliche». Confessa che anche a Cividate stanno vagliando la possibilità di utilizzarlo e di aver ricevuto suggerimenti «molto utili».
ANCHE QUESTO è un vuoto che si colma, e Gelfi ne è consapevole. «La Scuola di sussidiarietà funziona perché a differenza di altre ha un taglio molto pragmatico – osserva -, e uguale pragmatismo ho trovato nella lezione sul federalismo fiscale, che mi ha fatto capire i limiti della nuova legge». Entusiasta è pure Laura Quaranta, laureata in Scienze della formazione e alle prese con la specialistica in Programmazione pedagogica. «Mi sono iscritta per ampliare le mie conoscenze anche in vista della tesi – confessa -, mi piaceva lidea di applicare il concetto di sussidiarietà anche nel settore sociale e della disabilità». Ed è rimasta colpita «dalla possibilità di approfondire i temi in situazioni informali a cena con i professori».
Poi, comè tradizione, la tavola rotonda dellultima lezione, con un paio dinvitati chiamati da Tarantini a portare la loro testimonianza. Ieri al tavolo si sono seduti il sindaco di Castenedolo Gianbattista Groli e lassessore allUrbanistica del Comune Paola Vilardi. Hanno avuto occasione di parlare a una platea interessata e difficilmente raggiungibile in tempi di eccessiva «semplificazione» della politica.
QUASI A CONFERMA della «passione» di cui parla il presidente della «San Benedetto», Vilardi parla del suo incontro con la politica e degli amici che lhanno spinta a continuare. «I primi con cui ho condiviso questa passione sono stati Adriano Paroli e Mauro Parolini – dice -, e la passione che mi hanno comunicato mi permette oggi di superare tante cose negative». Ai giovani consiglia di cercare in primo luogo lindipendenza economica, perché «ti permette di essere libero quando fai politica». Confessa che è stata la sua esperienza da presidente del Consiglio provinciale a insegnarle a vedere i problemi «a 360 gradi» e la politica stessa «come un ruolo di responsabilità difficile, che non deve mai far venire meno linteresse per il bene comune e la visione sociale che deve essere ben presente anche nelle questioni urbanistiche».
Pure Groli ha avuto un amico che lo ha portato per mano verso limpegno politico, e risponde al nome di Mino Martinazzoli. Parla dellincipit a 20 anni, con le europee dell89. Poi, con Martinazzoli, la scoperta della «straordinaria vicenda della Dc». Ripercorre gli anni di Tangentopoli, le serate con il «sindaco» Boni alla trattoria Cavallino ogni giovedì dal 94 al 98, quando Martinazzoli era primo cittadino.
La sua formazione è passata dai racconti di Boni fino allesperienza di sindaco, alle prese ogni giorno con le difficoltà dei concittadini che non riescono a far quadrare i bilanci familiari. Anche queste sono lezioni preziose, e i giovani della Scuola mostrano di averlo capito con la serie di domande che rivolgono a entrambi.
La prossima edizione della Scuola a novembre (scrivere a info@fondazionesanbenedetto.it), iscrizioni a partire da giugno.
«Il seguito sono la storia che devono avere i partiti». Le parole sono del presidente della Fondazione Graziano Tarantini. Loccasione, lultima lezione del secondo modulo «Dalla libertà al bene comune» che ieri ha concluso la quarta edizione della Scuola di sussidiarietà dedicata al tema «Dal welfare state alla welfare society». E che il vuoto ci sia davvero è testimoniato dai 500 diplomi che la Scuola ha consegnato in quattro anni. Ieri gli ultimi 70 ai giovani che hanno seguito il modulo inizialmente riservato a 50 partecipanti e poi allargato per dare una risposta in più alle 130 domande.
E i «diplomati» non rimpiangono la fatica. Tra loro, il vicesindaco di Cividate Camuno Fabio Gelfi, che parla di «esperienza molto utile». Tra le sei lezioni trova che la più interessante sia stata quella tenuta dal coordinatore del corso Marco Nicolai (docente di Finanza aziendale straordinaria alla Statale di Brescia) sul project financing. «È uno strumento sempre attuale, ma poco esplorato e normato – dice -, e tuttavia fondamentale per gli amministratori alle prese con le ristrettezze delle finanze pubbliche». Confessa che anche a Cividate stanno vagliando la possibilità di utilizzarlo e di aver ricevuto suggerimenti «molto utili».
ANCHE QUESTO è un vuoto che si colma, e Gelfi ne è consapevole. «La Scuola di sussidiarietà funziona perché a differenza di altre ha un taglio molto pragmatico – osserva -, e uguale pragmatismo ho trovato nella lezione sul federalismo fiscale, che mi ha fatto capire i limiti della nuova legge». Entusiasta è pure Laura Quaranta, laureata in Scienze della formazione e alle prese con la specialistica in Programmazione pedagogica. «Mi sono iscritta per ampliare le mie conoscenze anche in vista della tesi – confessa -, mi piaceva lidea di applicare il concetto di sussidiarietà anche nel settore sociale e della disabilità». Ed è rimasta colpita «dalla possibilità di approfondire i temi in situazioni informali a cena con i professori».
Poi, comè tradizione, la tavola rotonda dellultima lezione, con un paio dinvitati chiamati da Tarantini a portare la loro testimonianza. Ieri al tavolo si sono seduti il sindaco di Castenedolo Gianbattista Groli e lassessore allUrbanistica del Comune Paola Vilardi. Hanno avuto occasione di parlare a una platea interessata e difficilmente raggiungibile in tempi di eccessiva «semplificazione» della politica.
QUASI A CONFERMA della «passione» di cui parla il presidente della «San Benedetto», Vilardi parla del suo incontro con la politica e degli amici che lhanno spinta a continuare. «I primi con cui ho condiviso questa passione sono stati Adriano Paroli e Mauro Parolini – dice -, e la passione che mi hanno comunicato mi permette oggi di superare tante cose negative». Ai giovani consiglia di cercare in primo luogo lindipendenza economica, perché «ti permette di essere libero quando fai politica». Confessa che è stata la sua esperienza da presidente del Consiglio provinciale a insegnarle a vedere i problemi «a 360 gradi» e la politica stessa «come un ruolo di responsabilità difficile, che non deve mai far venire meno linteresse per il bene comune e la visione sociale che deve essere ben presente anche nelle questioni urbanistiche».
Pure Groli ha avuto un amico che lo ha portato per mano verso limpegno politico, e risponde al nome di Mino Martinazzoli. Parla dellincipit a 20 anni, con le europee dell89. Poi, con Martinazzoli, la scoperta della «straordinaria vicenda della Dc». Ripercorre gli anni di Tangentopoli, le serate con il «sindaco» Boni alla trattoria Cavallino ogni giovedì dal 94 al 98, quando Martinazzoli era primo cittadino.
La sua formazione è passata dai racconti di Boni fino allesperienza di sindaco, alle prese ogni giorno con le difficoltà dei concittadini che non riescono a far quadrare i bilanci familiari. Anche queste sono lezioni preziose, e i giovani della Scuola mostrano di averlo capito con la serie di domande che rivolgono a entrambi.
La prossima edizione della Scuola a novembre (scrivere a info@fondazionesanbenedetto.it), iscrizioni a partire da giugno.